Jim Morrison : Se per vivere ti dicono "siediti e stai zitto", tu alzati e muori combattendo.

CALIFORNIA SUN


Ormai è assurdo, ma ogni post che tento di scrivere è un continuo ricadere nella pietosa ignoranza dei nostri politici a dispetto di quella dei politici degli altri.
Ad Obama sono bastati pochi giorni per dare agli stati la libertà di accelerare le politiche pro ambiente, in primis la California che entro il 2016 vuole ridure le emissioni di Co2 del 30%, imporre limiti alle auto del futuro che dovranno consumare meno e soprattutto stanziare miliardi di dollari per le energie rinnovabili..sorvoliamo su cosa hanno fatto i nostri politici nel frattempo!

Forse in California nel 2016 potranno andare al parco senza navigare tra i sacchetti di spazzatura come tutt'ora succede a Napoli, forse potranno usare auto ad idrogeno, usare tutti acqua scaldata con pannelli solari ed accendere elettrodomestici con energia eolica..fantascienza?no!si chiama politica!

quella che sbandierano i nostri statisti da quattro soldi è solo una dialettica imparata dal peggior filosofo sul mercato..ora noi dobbiamo goderci gli inceneritori,la crisi dell'auto e i fumi delle centrali a carbone..noi gli abbiamo votati e noi ne paghiamo le conseguenze!alle prossime elezioni evitatiamo questo schifo!

OBAMA 4 PRESIDENT


E' arrivato finalemente il momento di cambiare pagina, sicuramente l'avvento alla presidenza degli USA di Barack Obama è una ventata di aria fresca, di aria libera dalla puzza del razzismo.
Ora vedremo se sarà un radicale cambiamento da tutta la malsana politica degli ultimi tempi, dai rapporti internazionali alla crisi finanziaria fino a passare all'ambiente,dalle sue parole si assapora l'ecologia di cui la Terra a bisogno..attendiamo i fatti!ma intanto ecco a voi il suo discorso tradotto di insediamento:

Discorso di insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama


Cari concittadini, oggi mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete accordato, cosciente dei sacrifici compiuti dai nostri avi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione, e per la generosità e la cooperazione che ha mostrato durante questa transizione.

Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree di prosperità e di calme acque di pace. Ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l’America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.

Così è stato finora. Così deve essere per questa generazione di americani. È ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell’irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C’è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.

Questi sono gli indicatori della crisi, soggetti ad analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non meno profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra - un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione debba avere aspettative più basse.
Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapida. Ma America, sappilo: le affronteremo.

Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l’unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia.

Oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Siamo ancora una nazione giovane, ma - come dicono le Scritture - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi. E’ venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l’idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.

Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato cose - alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.

Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.

Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell’Ovest. Hanno sopportato la frusta e arato la terra dura. Per noi, hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.

Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell’America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita, censo o fazione.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l’anno scorso. Le nostre capacità rimangono inalterate. Ma è di certo passato il tempo dell’immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell’America.

Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c’è lavoro da fare. Lo stato dell’economia richiede un’azione, forte e rapida, e noi agiremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.

Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo giusto posto e maneggeremo le meraviglie della tecnologia in modo da risollevare la qualità dell’assistenza sanitaria e abbassarne i costi.
Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche.

E trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi. Possiamo farcela. E lo faremo.

Ora, ci sono alcuni che contestano le dimensioni delle nostre ambizioni - pensando che il nostro sistema non può tollerare troppi grandi progetti. Costoro hanno corta memoria. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto. Quel che uomini e donne possono ottenere quando l’immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.

Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo.

La questione di fronte a noi non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto. Ma la crisi ci ricorda che senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.

Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l’autorità della legge e i diritti dell’individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta.

Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e del ritegno.

Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l’Iraq alla sua gente, e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i vecchi amici e i vecchi nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.

Perché noi sappiamo che il nostro retaggio “a patchwork” è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l’amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell’oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l’America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.

Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di fomentare conflitti o scaricano sull’Occidente i mali delle loro società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.
Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d’acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l’indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso.

Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, controllano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. In questo momento - un momento che definirà una generazione - è precisamente questo lo spirito che deve abitare in tutti noi.

Per tanto che un governo possa e debba fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda. E’ la gentilezza nell’accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto, che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri. E’ il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.

Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio. Sono cose vere. Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità - il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c’è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza. Questa è la fonte della nostra fiducia - la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto. Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo Mall magnifico, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.

Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell’anno in cui l’America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti rannicchiati intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l’esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo:
“Che si dica al futuro del mondo… che nel profondo dell’inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù… Che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo”.

America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull’orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l’abbiamo consegnato intatto alle generazioni future.

OFF TOPIC: IL MASSACRO DI GAZA


Oggi voglio uscire per una volta fuori da quello che concerne l'ecologia, non so se altri eventi così gravi cattureranno la mia attenzione da poter essere discussi qui ma comunque quello che sta accadendo in quella piccola fascia di Terra in Medio Oriente è così grave che ha diritto a tutta l'attenzione del mondo.

Da molti giorni la guerra imperversa per le stra de di Gaza, prima di questo conflitto nella striscia si sono alternate fasi di "pace" ed escursioni e bombardamenti israeliani per uccidere alcuni esponenti di spicco o posizioni logistiche di Hamas, ma quello a cui stiamo assistendo oggi è il più grosso intervento militare israeliano a Gaza.
Israele vuole infliggere il colpo mortale ad Hamas.

Ma è qui che sorgono i dubbi di molti, i miei dubbi, con dati come questi:
più di 4000 feriti, più di 1000 morti, più di 500 bambini uccisi come si può pensare di stradicare una organizzazzione estremista che basa il suo credo sull'odio,proprio come Hamas?la guerra non farà altro che fomentare altro odio in questa popolazione araba, povera e martoriata da decenni di guerre..Hamas verrà distrutta?allora sul suo cadavere sorgerà un altra organizzazione che poggerà le sue basi sull'odio e sulla morte generata dall'olocausto di Gaza, e i sui membri saranno i bambini che oggi hanno perso le loro famiglie e i loro fratelli.
Gli infuocati kamikaze cercheranno di vendicare un odio senza fine.

Israele apri gli occhi, costrusci la pace!non imporla!

Europa,America,Mondo!!!dove siete?gli opachi interventi diplomatici dei politici lasciano soli questi poveri civili alle distruzioni della guerra. Mandando pochi politici non si risolverà mai niente, ma se tutti andassero a Gaza, allora forse qualcosa potrebbe cambiare..ma siamo sicuri che i nostri politici vogliono che il mondo cambi?

SPERANZA DI CONFERMA


Grazie alla segnalazione di Kuda, sono felice di poter comunicare ottime notizie per quanto riguarda le detrazioni del 55% sulle migliorie energetiche; infatti le proteste da tutti i fronti che sono cadute addosso al governo hanno portato alla sostanziale conferma della vecchia legge.
Uniche modifiche sono l'allungamento a 5 anni del periodo di detrazione e l'obbligo di inviare una comunicazione all'agenzia delle entrate.
Vittoria?ancora non se ne può essere certi perchè quasi sicuramente questo nuovo testo farà parte di un maxi-emendamento di non si sà che portata e pericolo(visti gli ultimi..), insomma c'è il rischio che il buono venga mischiato col cattivo.
Prima dovrà passare alla Camera e poi al Senato,aspettiamo...
Se volete l'analisi completa del testo vi rimando al blog di Kuda

ATEI ECOLOGICI

L'ecologia sta entrando di prepotenza nel dizionario di tutti i politici del mondo:dai cinesi(miliardi di euro stanziati per ripulire l'aria di Pechino) ad Obama che annuncia enormi finanziamenti per le tecnologie verdi.
Le tecnologie pulite come le fonti di energia rinnovabili, le strutture per il riciclaggio dei rifiuti, aziende "verdi" possono creare migliaia di posti di lavoro nel rispetto dell'ambiente, insomma possono essere la via d'uscita dalla crisi "economica" ed "ambientale", ormai tutti ci credono(giustamente ndr) a parte:


BLOG INCATENATO


Contro il decreto legge anti-ambiente dobbiamo muoverci tutti!anche il web può essere un aiuto, è nata una catena di blog che si schierano contro l'articolo che cancella le detrazioni del 55% a favore di chi realizzava migliorie energetiche.

Qualcosa si è mosso: Sono stati presentati numerosi emendamenti che vanno dalla totale soppressione dell’articolo 29 alla cancellazione della retroattività, alla riduzione della percentuale dello sconto Irpef. Il 18 dicembre la Commissione Ambiente della Camera ha chiesto di sopprimere i commi da 4 a 11 dell’articolo 29, eliminare la retroattività della norma, in modo da accogliere le domande presentate per l’anno 2008, evitare di porre limiti per gli anni successivi e cancellare la procedura del silenzio-rifiuto da parte dell'Agenzia delle Entrate. Intanto è scaduto il termine entro cui l’Agenzia delle Entrate doveva pubblicare sul proprio sito Internet il modello da utilizzare per presentare l’istanza di accesso alla detrazione del 55%. Ma del modulo ancora non vi è traccia. Si attendono infine gli emendamenti più volte promessi da Tremonti, ma non ancora depositati. Si voterà giovedì 8, venerdì 9 ed, eventualmente, sabato 10 gennaio 2009.

Fonte:KudaBlog

Anche Green Way si è incatenato!incatena anche il tuo blog!

GREEN TEAM


“Nel 21esimo secolo, sappiamo che il futuro della nostra economia e della nostra sicurezza nazionale è legato inestricabilmente a una sfida: l’energia. La squadra che ho scelto è stata creata appositamente per affrontare questa sfida in questo momento cruciale. Sono esperti di punta e dirigenti con esperienza e sono pronti a riformare e ad aiutare a trasformare la nostra economia in modo che il nostro popolo sia più prospero, la nostra nazione più sicura, il nostro pianeta più protetto”

Ha iniziato così il suo discorso il 15 dicembre Barack Obama.
Sono stati così ufficializzati gli incarichi su ambiente ed energia del prossimo governo Obama. Nei quattro posti chiave si siederanno: l'assessore all'ambiente di Los Angeles, due donne dell'EPA dalle solide credenziali nelle materie ambientali e soprattutto il Premio Nobel Steven Chu.
Il Green Team di Obama promette di rilanciare l'economia e il rispetto ambientale.
Steven Chu sarà Segretario per l’energia, Lisa Jackson sarà a capo dell’Environment Protection Agency (Epa), Carol Browner sarà “lo zar per le politiche ambientali ed energetiche della Casa Bianca”, Nancy Sutley sarà a capo del Consiglieri della Casa Bianca sulle questioni ambientali.

Lisa Jackson, che ha alle spalle 16 anni di carriera nell’Epa, è stata a capo dello staff del governatore democratico del New Jersey e agli occhi degli ambientalisti ha il merito di aver fatto adottare allo stato della east coast un sistema "cap and trade" per tagliare le emissioni di CO2.

Carol Browner, membro dello staff di Al Gore quando era al Senato, è stata inoltre capo dell’EPA per 8 anni ai tempi di Clinton, ruolo nel quale lottò per leggi più severe sulla qualità dell’aria scontrandosi con i suoi stessi compagni di partito.

Nancy Sutley, che sarà a capo dei consiglieri ambientali del Presidente, invece è Deputy (cioè più o meno assessore) per le politiche ambientali ed energetiche della città di Los Angeles, una delle realtà più avanzate degli Usa sotto questo aspetto.

Ma il vero uomo simbolo del green team di Obama è il nuovo capo del Dipartimento per l’energia (DOE), il Nobel per la fisica Steven Chu.
Particolarmente significativa infatti la scelta del fisico, passato dagli studi sul laser e gli atomi, che gli hanno valso il Nobel, alla direzione del Lawrence Berkeley Lab, dove si fa ricerca su efficienza energetica, accumulo dell’energia e fonti alternative. Lo scienziato ora si troverà a dirigere il DOE organismo che tra le altre cose coordina a livello federale la ricerca su rinnovabili ed efficienza energetica, che ha ricevuto da Obama la promessa di un suo ampio finanziamento.
Prime tra le tecnologie e le politiche in cui il professore di Berkley crede per fermare i cambiamenti climatici quelle sull’efficienza energetica: dalla ricerca sui nuovi materiali isolanti a specifiche politiche come quella californiana che hanno permesso di diminuire il consumo di energia scindendo i profitti delle utilities dalla quantità di energia venduta, fino alla necessità di avere auto più piccole ed efficienti. Chu è anche un sostenitore della necessità di creare una nuova infrastruttura elettrica capace di accogliere l’energia delle rinnovabili, la cosiddetta “smart grid”.
Sembra lampante la posizione di Chu sul carbone, che ha più volte definito pubblicamente “il mio più grande incubo”. E anche sul nucleare, i dubbi dello scienziato sono molti: “i problemi delle scorie e della proliferazione non sono affatto risolti”, ha dichiarato più volte. Il suo compito di Segretario per l’Energia del Governo Obama – favorevole all’atomo solo se “sicuro” e contrario allo stoccaggio delle scorie nel sito nazionale individuato a Yucca Mountain, in Nevada – sarà prima di tutto risolvere queste questioni.

Le premesse al cambiamento ci sono, ora bisogna sperare i grossi interessi delle multinazionali non incidano sulel scelte del team.


(fonte QualEnergia.it)